Comunicato stampa

La notte tra il 28 e il 29 Ottobre 2014 a Terni, è stata uccisa Laura Livi, 36 anni, da suo marito Franco Sorgenti, 66 anni. In casa c’erano i loro due figli di 2 e 7 anni, chiusi in camera dal padre, prima del premeditato assassinio.

Noi, socie dell’Associazione Libera…mente donna e operatrici dei Centri Antiviolenza di Terni “Liberetutte” e di Perugia “Catia Doriana Bellini”, siamo fortemente sconvolte per l’ennesimo atto di violenza contro una donna sfociato nell’assassinio.

Siamo estremamente indignate dal linguaggio dei media che affrontano il tema del femminicidio utilizzando le parole: gelosia, passione, “lui era innamorato, ma troppo geloso”. Leggiamo di “delitto passionale” e “raptus”, “rapporto controverso” e “relazione ambigua” di fronte a gesti palesemente premeditati, legati al linguaggio maschilista ed alla cultura partiarcale che tendono a sminuire questi crimini, a colpevolizzare le donne ed a giustificare gli uomini/assassini. Un gesto di violenza è un gesto consapevole, anche un omicidio è frutto di azioni consapevoli e intenzionali, dove chi agisce escogita, riflette, sa cosa vuole fare, sa cosa sta per fare e lo fa.

Noi donne non siamo proprietà di mariti, compagni, fidanzati o ex, che decidono della nostra vita, di come dobbiamo vestirci, con chi parlare, se lavorare, se avere figli, chi frequentare e che arrivano a decidere della nostra morte. La violenza non si interpreta, non è un punto di vista, è l’abuso di una persona su un’altra.

Leggiamo anche di motivazioni al delitto legate alla differenza di età: va sottolineato che l’unica differenza che ha portato al delitto è la differenza di potere che un uomo ha voluto esercitare su una donna.

I Centri Antiviolenza presenti sul territorio umbro, sono attivi da 7 mesi. Enrambi i Centri hanno accolto ad oggi in totale più di 140 donne; alcune sono state costrette ad abbandonare, insieme alle figlie ed ai figli, in situazioni di emergenza e pericolo, la propria casa, la città in cui sono nati e vissuti, costretti/e a lasciare amici ed amiche, perchè l’uomo violento lo hanno in casa e troppo spesso si tratta del marito/padre.

Continuiamo a chiedere una forte e costante collaborazione ai servizi sul territorio, ai servizi sociali, alle forze dell’ordine e alla comunità tutta.

Nella violenza sulle donne siamo tutte/i coinvolte/i!

Facciamo attenzione a non giustificare di fatto la violenza, seguendo schemi culturali legati a stereotipi che vogliono l’uomo padrone della propria moglie/compagna/fidanzata e dei propri figli/figlie!

Si rende ancora necessario gridare con voce sempre più alta:

Basta! Apriamo gli occhi!

Noi tutte siamo vicine alla famiglia di Laura e ad ogni azione volta a fare giustizia.